mercoledì 29 giugno 2016




ALBERI e NUVOLE= CLOUD


Scriveva Cristoforo Colombo nel 1494 :

" El cielo, la disposition del aire y del tiempo en estos lugares son los mismos que en los alrededores... cada die aparece una nube cargada de una fluvia que dura una hora, a veces mas y a veces menos, hecho que se atribuye a los grandes arboles de este país ...
Los grandes arboles generan nubes y fluvia..."






ALBERI e  NUVOLE=CLOUD


CLOUD è l'acronimo di recenti esperimenti scientifici volti a dimostrare la formazione delle nuvole, riproducendo le condizioni ambientali, pubblicate su prestigiose riviste quali Nature e Science.
In una stazione di ricerca alpina sulla Jungfrau a 3500 m di altezza sono stati studiati gli aereosol di montagna. Per la prima volta è stata dimostrata con la spettrometria di massa la formazione di finissime  goccioline d'acqua a partire da una molecola organica di "pirene", un terpene emesso dalle conifere e soggetto a reazione ossidativa.  
Allora forse Cristoforo Colombo aveva ragione : l'associazione alberi e nuvole è perfetta.

CLOUD è un esperimento scientifico importante, a cui hanno partecipato anche ricercatori italiani del Cern. Nature ha pubblicato nel 2016 la conferma che le nuvole, fondamentali per il tempo meteorologico, possono sopratutto influenzare il clima. 
Gli accordi di IPCC a Parigi  hanno promesso di ridurre l'incremento della quantità  della temperatura media del pianeta. Il riscaldamento globale è dovuto al raddoppio della quantità di CO2 presente in atmosfera , passando da 180 ppm a oltre 380 ppm. Si deve bruciare di meno. Tutti lo devono fare. le industrie che producono e le famiglie che consumano, tutti i popoli che vivono sulla terra.
Le particelle sottili  ( PM 10 e PM 2,5 generate dei processi di combustione ) più l'anidride solforosa diventano gli ingredienti per condensare l'acqua e generare semi di nuvole, oltre a svolgere un effetto serra favorevole al rimbalzo dei pericolosi raggi UV.
Ripensare al ruolo svolto dalle nuvole è l'ipotesi di CLOUD.
 Le nuvole sono uno schermo efficace per difenderci dai raggi del sole. Un maggior numero di nuvole chiare e più persistenti renderebbero il clima più mite. Le goccioline d'acqua all'interno delle nuvole potrebbero svolgere un ruolo di raffreddamento non indifferente.
Impariamo dalle grandi foreste pluviali.
Aumentare gli alberi è un obiettivo immancabile in tutte le città che dovrebbero avere uno sviluppo urbanistico secondo l'equazione ogni uomo un albero. Quando vediamo una nuova piazza tutta pavimentata di pietre granitiche non possiamo dire che è bello senza vedere un albero.
Se i grandi boschi e i parchi cittadini cresceranno vuol dire un maggior respiro per la terra rispetto al riscaldamento globale.
Forse le nuvole e gli  alberi ci salveranno domani.



CLOUD= Cosmics Leaving Outdoor Droplets
IPCC= Intergovenment Panel Climatic Change

Sanremo 29 giugno 2016


martedì 28 giugno 2016


ALBERI ANTICHI a SANREMO



Se cercate Olga ai bagni Serenella di Sanremo conoscerete una giovane donna russa sorridente e gentile venuta dalla lontana regione degli Altai. Adesso che abbiamo finito di mangiare Olga si siede con noi  e mi racconta. "Due fiumi scendono dalle basse montagne, uno con acque bianchissime per la calce delle rocce, uno con acque fangose e quando si uniscono ha il colore del cappuccino. Lunghi freddi e isolamento estremo fanno la Siberia una terra di punizione dai tempi degli Zar. Chi ci finiva viveva imprigionato come in un'isola senza approdo. E' sempre la grande steppa a dominare il paesaggio  verso l'estremo Oriente di fronte al mar del Giappone che si raggiunge col treno transiberiano. Poi ancora steppa verso la Mongolia e la Cina coi loro deserti assoluti fino ai rive ghiacciate del temutissimo Mar Bianco." Leggo a Olga dal mio libro  (*). 
"L'abete più alto del mondo è sugli Altai, montagne al centro della terra, l'unico punto al mondo dal quale è possibile arrivare al cielo. Nel mondo antico come  i Germani e gli Scandinavi le popolazioni siberiane credono all'esistenza di un albero sacro che si erge al centro del mondo. Per gli Altaici sull'ombelico della terra spunta l'albero più alto, un gigantesco abete i cui rami si innalzano fino alla dimora di Bai-Ulgan,  una divinità protettrice."

Olga racconta di una bisnonna che era sciamana. La gente andava da lei per curare una malattia, per conoscere il destino, per avverare un desiderio. I suoi occhi azzurri color del mare non hanno visto i famoso larici (Larix siberini) che possono arrivare anche a cento metri di altezza, favoriti dal clima freddo e dal lungo letargo invernale.
Se siete a Sanremo, in vacanza o di passaggio cercate di visitare i giardini Hanbury.  Gemelli di quelli più famosi di Ischia, in località punta Mortola, ricchi di piante e fiori di tutto il mondo, sono una cascata di colori e profumi che il clima dolce rinnova a ogni stagione.
Nella città del Festival è bello leggere il giornale all'ombra dei grandi Ficus (Ficus magnoiloides)nei giardini del centro all'inizio di Corso agli Inglesi. Forse l'esemplare più maestoso è quello di Villa Bicknell a Bordighera che nel corso del tempo ha abbracciato il cancello del giardino e non lo ha più liberato dalle sue radici centenarie. Sui profili delle colline è inconfondibile la forma slanciata del Pino di Aleppo sempre diritto sulla spianata di serre e ville di campagna. Se proprio volete, fatevi un selfie seduti sul Pino marittimo vicino al monumento di G.Garibaldi : l'albero è cresciuto in diagonale e ha dimensioni notevoli di chioma. Lontano i colori brillanti di Bouganville e le siepi di Oleandri fanno dopo il mare una splendida cornice.








*JACQUES BROSSE, Mitologia degli alberi Dal giardino dell'Eden al legno della Croce, BUR, 2013, Bergamo

Sanremo 26 giugno2016









mercoledì 22 giugno 2016



ALBERI  ANTICHI A SPRIANA E MILIROLO



Sulla sponda sinistra del fiume Mallero in Valmalenco si vedono bene le torri di Milirolo, piccolo borgo ormai disabitato nel comune di Spriana.
Esistono iscrizioni petroglifiche su una pietra che funge da architrave, forse conservata e messa in vista come si potrebbe fare con un vecchio ricordo del passato.  Andiamo a vederle in un giorno piovoso di tarda primavera quando le cime lontane si mostrano ancora imbiancate ogni mattina. La strada è facile, dopo il ponte sulle acque impetuose del torrente sale su un balcone naturale nel bosco. Chiesa cimitero e Municipio stanno insieme vicini come le case. 



Dove trovare la pietra? Meglio sarebbe farsi aiutare. Il nostro Virgilio si affaccia a una finestra e in un attimo la signora è lieta di accompagnarci insieme a un’altra incontrata mentre sta lavorando nell’orto.


Eccoci sul sentiero giusto e in un attimo siamo tra le torri di Milirolo, costruzioni compatte, alte e aperte a sorvegliare l’ingresso nella valle, forse del periodo Romano a giudicare dalla sezione quadrata. La nostra pietra è liberata dalle erbacce. Il segno è certo, come altri già visti in Valtellina. Si tratta di un piccolo “pitoto”, forse una figura femminile perché si erge su una base, simbolo di grandezza, di maternità. La figura ha una grande mano sinistra con tutte le dita, come espressione di forza e di potere. Intorno si trovano altri segni. Sono linee curve che sembrano un gentile ornato, forse aggiunto tardivamente in quanto la funzione della pietra è quella di chiudere la luce di un ingresso. Certamente chi ci abitava era una persona importante.



E’ comunque emozionante essere in mezzo alla storia del passato, un viaggio da oggi fino all’età del bronzo! Camminare dove si muovevano antichi popoli malenchi, quando la lunga storia della Valmalenco lasciava le prime tracce di una presenza dell’uomo. Ci sono anche in altri luoghi numerosi segni di coppelle, ma il loro significato è poco noto e ispirano meno la nostra immaginazione.
Ancora pochi passi, dopo la fontana, nel centro delle case sul sentiero che da Spriana indica la frazione più alta Agua si trova un grande masso erratico ben levigato dai ghiacciai millenari ormai scomparsi.



Più oltre nel prato di una casa è un meraviglioso spettacolo vedere le piante più antiche sporgere da vasi di minima altezza. Incontriamo un appassionato cacciatore e raccoglitore di piante antiche della Valmalenco. 






La più antica nata da una talea o forse da un seme malenco è un Gingo Biloba, quasi un fossile vivente! Inoltre ho visto un faggio robusto e dritto, un ginepro resistente e legnoso, un biancospino aggrappato alle sue molte radici, un larice sciabolato e indifferente al vento. Un intero giardino di alberi bonsai da oltre 50 anni vive in silenzio a Spriana in Valmalenco. Questi bonsai sono alberi antichi perché nella lunga selezione naturale hanno saputo conservare qualità indispensabili ancora oggi : resistono e vivono con minime risorse pochissima terra e pochissima acqua ogni giorno. Si accontentano. Sanno che possono farcela e vanno avanti sostenuti dalla qualità dell’aria di montagna. Rinunciano ai concimi agli ormoni alla genetica. Sfidano il mondo che cambia con umili qualità: essere essenziali e convinti di avere forze sufficienti per superare inverni freddi e gelati. Un vero record di bellezza naturale che un appassionato valligiano, ritornato a vivere sui luoghi della nonna, ci ha riservato.
Io ci sono stato pochi giorni fa. Andate anche a voi a vedere gli alberi antichi a Spriana e Milirolo.


















ALBERI ANTICHI A SPRIANA E MILIROLO



Sulla sponda sinistra del fiume Mallero in Valmalenco si vedono bene le torri di Milirolo, piccolo borgo ormai disabitato nel comune di Spriana.
Esistono iscrizioni petroglifiche su una pietra che funge da architrave, forse conservata e messa in vista come si potrebbe fare con un vecchio ricordo del passato.  Andiamo a vederle in un giorno piovoso di tarda primavera quando le cime lontane si mostrano ancora imbiancate ogni mattina. La strada è facile, dopo il ponte sulle acque impetuose del torrente sale su un balcone naturale nel bosco. Chiesa cimitero e Municipio stanno insieme vicini come le case. 



Dove trovare la pietra? Meglio sarebbe farsi aiutare. Il nostro Virgilio si affaccia a una finestra e in un attimo la signora è lieta di accompagnarci insieme a un’altra incontrata mentre sta lavorando nell’orto.


Eccoci sul sentiero giusto e in un attimo siamo tra le torri di Milirolo, costruzioni compatte, alte e aperte a sorvegliare l’ingresso nella valle, forse del periodo Romano a giudicare dalla sezione quadrata. La nostra pietra è liberata dalle erbacce. Il segno è certo, come altri già visti in Valtellina. Si tratta di un piccolo “pitoto”, forse una figura femminile perché si erge su una base, simbolo di grandezza, di maternità. La figura ha una grande mano sinistra con tutte le dita, come espressione di forza e di potere. Intorno si trovano altri segni. Sono linee curve che sembrano un gentile ornato, forse aggiunto tardivamente in quanto la funzione della pietra è quella di chiudere la luce di un ingresso. Certamente chi ci abitava era una persona importante.



E’ comunque emozionante essere in mezzo alla storia del passato, un viaggio da oggi fino all’età del bronzo! Camminare dove si muovevano antichi popoli malenchi, quando la lunga storia della Valmalenco lasciava le prime tracce di una presenza dell’uomo. Ci sono anche in altri luoghi numerosi segni di coppelle, ma il loro significato è poco noto e ispirano meno la nostra immaginazione.
Ancora pochi passi, dopo la fontana, nel centro delle case sul sentiero che da Spriana indica la frazione più alta Agua si trova un grande masso erratico ben levigato dai ghiacciai millenari ormai scomparsi.



Più oltre nel prato di una casa è un meraviglioso spettacolo vedere le piante più antiche sporgere da vasi di minima altezza. Incontriamo un appassionato cacciatore e raccoglitore di piante antiche della Valmalenco. 






La più antica nata da una talea o forse da un seme malenco è un Gingo Biloba, quasi un fossile vivente! Inoltre ho visto un faggio robusto e dritto, un ginepro resistente e legnoso, un biancospino aggrappato alle sue molte radici, un larice sciabolato e indifferente al vento. Un intero giardino di alberi bonsai da oltre 50 anni vive in silenzio a Spriana in Valmalenco. Questi bonsai sono alberi antichi perché nella lunga selezione naturale hanno saputo conservare qualità indispensabili ancora oggi : resistono e vivono con minime risorse pochissima terra e pochissima acqua ogni giorno. Si accontentano. Sanno che possono farcela e vanno avanti sostenuti dalla qualità dell’aria di montagna. Rinunciano ai concimi agli ormoni alla genetica. Sfidano il mondo che cambia con umili qualità: essere essenziali e convinti di avere forze sufficienti per superare inverni freddi e gelati. Un vero record di bellezza naturale che un appassionato valligiano, ritornato a vivere sui luoghi della nonna, ci ha riservato.
Io ci sono stato pochi giorni fa. Andate anche a voi a vedere gli alberi antichi a Spriana e Milirolo.
















martedì 21 giugno 2016




ALBERI e NANOTUBI RICCHI DI ACQUA



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ALBERO DEL FERRO


Viene descritto nelle ultime pagine del libro La Historia del Mondo Nuovo  di Gerolamo Benzoni viaggiatore milanese sulle tracce di Cristoforo Colombo pubblicato nel 1565. 
Nel "Breve discorso sulle cose notabili delle Isole di Canaria" Benzoni racconta la difficoltà di trovare sorgenti d'acqua e l' infelice e fantastico ritrovamento   di questo albero da cui si raccoglieva in segreto l'acqua condensata sulle foglie durante la notte attraverso il racconto di una donna.
Siamo nell'isola del Hierro ( in spagnolo ferro ).



Una nota a margine del testo riconosce che una pianta di Colocasia nymphaeifolia riesce a produrre un decilitro d'acqua per foglia in una sola notte. Anche oggi la condensazione di piccole goccioline di vapore acqueo contenute in atmosfera sono interessanti per risolvere il problema delle risorse idriche scarse o assenti. Nuove applicazioni dalle osservazioni di Gerolamo Benzoni ad oggi cercano di superare la mancanza dell'acqua.

UNA SCOPERTA casuale che potrebbe diventare una soluzione per il risparmio delle risorse idriche.  E' quella effettuata da un team di scienziati del Pacific Northwest National Laboratory, che impegnati a fabbricare nanorods magnetici, filamenti solidi in carbonio, si sono accorti che questi perdevano misteriosamente peso mentre l'umidità aumentava.